Storia
La Balestra: la storia, le caratteristiche
A cura di Gruppo Ricerca e Documentazione Compagnia dei Balestrieri di Città di Castello
La balestra..
È un’arma da lancio costituita da un arco di legno, corno o acciaio montato su di una calciatura (fusto) denominata teniere (telario/taliere) e destinata al lancio di quadrelli, frecce, strali, bolzoni, palle o dardi.
La corda viene bloccata a un meccanismo chiamato noce. Lo scatto avviene tirando giù un piolo, nei modelli più antichi, o facendo pressione su una sorta di grilletto chiamato chiave. La corda viene tesa grazie a un meccanismo a gancio chiamato crocco, oppure, nei modelli più sofisticati, grazie a un martinetto.

Le prime balestre vennero, infatti, costruite con archi in legno, poi progressivamente sostituito dal metallo che, consentendo una spinta più forte, garantiva una maggior gittata, quindi una più alta penetrazione e letalità. Su alcuni tipi di balestra si usavano anche archi formati da vari strati di legname, così come tendini di animali, corna ed altro materiale in grado di fornire insieme elasticità, solidità e leggerezza, in particolare per gli archi di dimensioni più ridotte che venivano utilizzati a cavallo, o comunque senza piedistalli di sostegno.
Le balestre con l'arco in metallo ebbero grande sviluppo a partire dal XIV secolo, ma a causa del loro ingombro e peso vennero usate prevalentemente nella difesa delle mura.
Le origini della balestra sono incerte e non facilmente databili. Vari studiosi le fanno risalire alla penisola indocinese attorno al 2.500 a.C., supportati, in questa tesi, dal grande sviluppo che tale arma ebbe in questa zona del mondo sin da epoche remote.
Le primitive balestre indocinesi erano costituite da un arco di bambù della lunghezza di 120 /150 cm., legato tramite corde di erba secca ad un pezzo di bambù medio che fungeva da arco.
Ritrovamenti archeologici dimostrano che in Cina già più di 3.000 anni fa si faceva uso di grosse balestre grezze, così come sono state scoperte in tombe imperiali successive balestre dotate di meccanismo di sgancio bronzeo a scatto del tutto simile a quello usato sulle moderne balestre da gara.
In Giappone la balestra era sicuramente nota sin dal 1.000 a.C., ma pare che non divenisse mai arma marziale, come invece era l'arco, in quanto i nobili la consideravano arma rozza, quindi indegna al loro status, e troppo pericolosa.
Un’ipotesi storica sostiene che l'uso della balestra si sia propagato all'Europa tramite la Persia, che già in epoca antichissima intratteneva scambi commerciali con la Cina: l’uso dell’arma infatti si espanse nell'intero bacino del Mediterraneo passando dalla Persia all'Egitto, alla Grecia e a Roma.
Le prime balestre di cui si ha notizia per l’Europa apparvero tra il 200 ed il 150 a.C.: Tito Livio le cita fra le armi usate da Scipione nell'assedio di Cartagine.
I romani, sin dal periodo del basso impero, fecero largo uso di balestre e baliste (sorta di catapulte in grado di scagliare a distanza dardi e pietre), sia in forma leggera che di dimensioni gigantesche. E’ risaputo che nelle legioni di
Giulio Cesare, che parteciparono alla vittoriosa spedizione in Britannia del 55 a.C., i “balistari” avevano un ruolo di primaria importanza.
Verso la fine dell'impero romano ogni centuria dell’esercito di Roma era dotata di almeno una "balista" montata su affusti mobili e servita da ben 11 soldati: le pietre lanciate da quest’arma erano in grado di far saltare le merlature
delle più robuste mura, tuttavia i romani vi scagliavano anche frecce, torce accese e scarti ferrosi (chiodi, avanzi di lavorazioni e altro).

La balestra ha, sicuramente, una storia molto antica ed è certo che essa fu sviluppata solo dopo l’invenzione dell’arco, avvenuta circa 30.000 anni fa, per aumentarne la potenza e la gittata.
Anche se sia la Grecia che la Cina ne rivendicano l’invenzione, è, comunque, probabile che essa fu sviluppata indipendentemente da entrambe le culture, anche se non è chiaro quale delle due utilizzò la balestra per prima, soprattutto in ambito militare.
A favore dei Greci c’è l’invenzione della balista, avvenuta attorno al 400 a. C. Essa è una sorta di grande balestra, che riceve l’energia dalla torsione di due grandi matasse e non come nella balestra dalla curvatura dell’arco.
Inoltre, la balista, era atta al lancio di pietre e frecce. Sembra, tuttavia, che fra i primi esemplari ve ne fossero alcuni aventi le stesse dimensioni di una balestra. Secondo alcuni autori greci nello stesso periodo erano presenti i gastraphetes.
A favore della paternità della Cina ci sono dei rinvenimenti archeologici di meccanismi di sganciamento in bronzo, prodotti attorno al 200 a. C. e dei documenti scritti cinesi che descrivono l’impiego della balestra in battaglia attorno al 341 a. C.
La balestra ha, sicuramente, una storia molto antica ed è certo che essa fu sviluppata solo dopo l’invenzione dell’arco, avvenuta circa 30.000 anni fa, per aumentarne la potenza e la gittata.

Anche se sia la Grecia che la Cina ne rivendicano l’invenzione, è, comunque, probabile che essa fu sviluppata indipendentemente da entrambe le culture, anche se non è chiaro quale delle due utilizzò la balestra per prima, soprattutto in ambito militare.
A favore dei Greci c’è l’invenzione della balista, avvenuta attorno al 400 a. C. Essa è una sorta di grande balestra, che riceve l’energia dalla torsione di due grandi matasse e non come nella balestra dalla curvatura dell’arco. Inoltre, la balista, era atta al lancio di pietre e frecce. Sembra, tuttavia, che fra i primi esemplari ve ne fossero alcuni aventi le stesse dimensioni di una balestra. Secondo alcuni autori greci nello stesso periodo erano presenti i gastraphetes.
A favore della paternità della Cina ci sono dei rinvenimenti archeologici di meccanismi di sganciamento in bronzo, prodotti attorno al 200 a. C. e dei documenti scritti cinesi che descrivono l’impiego della balestra in battaglia attorno al 341 a. C.
Il suo utilizzo inizialmente fu sporadico e non decisivo per l’esito degli scontri in battaglia, forse a causa delle difficoltà tecniche che si incontravano nella sua costruzione e soprattutto a causa dei costi di fabbricazione. Poi divenne sempre più consistente e proficuo …
E ciò perché…
La balestra offriva dei vantaggi rispetto all’arco infatti:
1. aveva una gittata maggiore, cosicché i balestrieri potevano tirare in assoluta tranquillità contro arcieri e cavalieri ancora troppo lontani per poterli colpire a loro volta;
2. il teniere e i dispositivi per tendere la corda e per farla scattare (i ganci che trattengono e liberano la corda e la freccia) rendevano in parte meccanico il ciclo di tiro, richiedendo così sforzo e abilità minori nell’uso dell’arma, rappresentando così uno fra i primi tentativi di meccanizzare alcune funzioni della mano umana.
C’è da dire però che …
La balestra soffriva di due handicap rispetto all’arco. A suo svantaggio era, infatti:
1. la minore frequenza di tiro dovuta alla fase di caricamento (per tutte le tipologie) che è decisamente più lunga rispetto all’arco e che spiega il perché le balestre venissero usate soprattutto da guarnigioni poste a difesa di castelli, da forze d’assedio e a bordo delle navi.
2. la poca maneggiabilità, dovuta al peso (soprattutto per le balestre da banco), che costringeva il balestriere a mantenere sostanzialmente la postazione di lancio fissa, e di conseguenza il suo uso militare era limitato principalmente a situazioni nelle quali, durante il processo di ricaricamento, era disponibile un riparo.
Nonostante ciò…
L’uso della balestra continua ininterrottamente dall’epoca classica fino al periodo di maggior popolarità, in Europa, tra l’XI e il XVI Secolo.
Famosi e molto apprezzati furono sicuramente i balestrieri francesi e i balestrieri genovesi.
E…
fino alla comparsa delle prime armi da fuoco, la balestra è stata, infatti, l’arma più devastante che un singolo soldato poteva utilizzare grazie al suo potere di penetrazione tale da forare le armature dei cavalieri e all’addestramento per il suo utilizzo, più breve rispetto all’arco.
Ai suoi svantaggi si trovarono appositi e utili rimedi per fare di quest’arma un’arma sempre più vincente. Il lungo caricamento venne bilanciato dalla notevole distanza di ingaggio, superiore a quella dell'arco normale o dell'arco lungo…
E… per migliorare l'efficacia dei balestrieri in campo aperto, soprattutto in presenza di tiratori nella parte avversaria, venne introdotto l'uso dei palvesi, grandi scudi di legno dietro cui i balestrieri si proteggevano durante la lenta fase di ricarica.
Questi scudi potevano essere assicurati dietro la schiena oppure portati da un addetto, chiamato“palvesario”.

Fu proprio l'assenza dei palvesi nei ranghi dei balestrieri genovesi al servizio del re Filippo VI di Francia che portò alla sconfitta francese a Crecy.
Sempre nella stessa battaglia i francesi ricorsero allo stratagemma di montare su carri grosse balestre da postazione in grado di scagliare frecce ad oltre 500 m e con la possibilità quindi di essere spostate sul fronte, ma le cattive condizioni atmosferiche che avevano reso un pantano il campo di battaglia ne limitarono l'utilizzo.
La balestre: tipologie e modelli
Moltissimi furono i modelli in cui la balestra venne costruita, ma la principale distinzione rimane fra le cosiddette “balestre manesche” (caricate a mano tramite leva o cinghia), e le grosse “balestre da postazione” utilizzate per la difesa dei castelli o delle navi.
Le balestre da postazione, invece, che per il costo e la scarsa maneggevolezza erano piuttosto rare e in genere non erano di proprietà privata ma pubblica, rappresentarono una vera forma di artiglieria leggera.

La balestra comportò un discreto cambiamento nelle strategie utilizzate in battaglia, ma soprattutto modificò l’approccio alla battaglia da parte dei nobili, che fino ad allora, protetti dalle armature e a cavallo, avevano sempre buone possibilità di uscire ancora vivi dallo scontro. Con l’uso massiccio delle balestre il rischio di morire aumentava considerevolmente.
Inoltre…
La balestra modificò a tal punto le regole dell’ingaggio in battaglia che il suo uso fu spesso osteggiato e spinse anche la Chiesa a prendere posizione per limitarne l'uso.
Furono emessi infatti due specifici divieti:
Il primo con Papa Innocenzo II (1130 – 1143) nel Concilio Laterano II del 1139 (“Illam mortiferam artem et Deo odibilem Ballistariorum et Sagittariorum adversus Christianos et Catholicos exerceri de cetero sub anathemate prohibemus”) vietò l’utilizzo della balestra tra eserciti cristiani, sotto pena della scomunica, mentre, non potendo avere influenza sugli eserciti musulmani e gli eretici, lo consentì contro questi.
Il secondo con un bando di Papa Innocenzo III (1198 - 1216) con cui venne ribadito, sempre sotto pena della scomunica, che nessun signore dovesse far uso della balestra negli scontri fra cristiani e venne riconfermata la liceità del suo impiego nelle guerre contro gli infedeli.
Non era solo la potenza di tale arma a destare paura e a farne vietare l’uso, ma anche lo sconvolgimento che determinava nella cultura dei combattimenti e della guerra, all’epoca considerata una vera e propria arte.
Infatti da chi faceva della guerra un mestiere e la sua specifica arte, come ad esempio i cavalieri, per citare proprio la categoria di guerrieri che si sentiva depositaria dell’arte della guerra, le balestre erano considerate armi ignobili ed indegne ad uno scontro leale perché uccidevano subdolamente a distanza, non attraverso un regolare e nobile duello corpo a corpo dove contava soprattutto la maestria personale e vi era la piena consapevolezza di chi si aveva davanti perché lo si guardava dritto negli occhi mentre lo si affrontava.
Con la balestra, invece, il più umile e sprovveduto contadino poteva uccidere anche il migliore tra i cavalieri, per quanto questi fosse protetto da corazza e armatura, senza nemmeno correre grossi pericoli, perché poteva colpire standosene nascosto o a distanza.
La Balestra : Caratteristiche
La maggior parte delle balestre medievali avevano una potenza media di 45 chilogrammi, circa, ma con l’introduzione dell’arco in acciaio, furono costruite balestre in grado di sviluppare una potenza di oltre 500 chilogrammi con una gittata utile di oltre 450 metri.
Tipi di balestra:
Balestra a crocco: prendeva tale nome dal gancio a staffa di cui era fornita per tendere l’arco, con congegno a leva.
Balestra a/e da leva: si caricava con la leva, da cui prese il nome. La leva si componeva di un braccio di ferro biforcato verso il mezzo della sua lunghezza, ed all’estremità ripiegato a mezzo cerchio, con uno o due ganci snodati che, afferrata la corda, facendo girare i due rami sui perni di ferro posti ai lati del teniere, traevano ed appiccavano la corda stessa alla tacca della noce. Era anche un’ arma dei balestrieri a cavallo, con minori dimensioni e con la leva fissata sul teniere. Vi erano poi le balestre con altri nomi, secondo la nazione ove era stata fabbricata, secondo il modo di caricarle e la loro forma oppure anche secondo il proiettile che lanciavano.
Balestra a staffa: perché si caricava con i crocchi e colla leva, premendo però con il piede su una staffa. Di questa balestra erano armati i balestrieri genovesi nella Battaglia di Crecy nel 1346 (persa perché non fecero uso dei palvesi) e a quella d’Azincourt nel 1420.
Balestra a un piede o a due piedi: quella che si caricava con la forza di uno o di due piedi.
Balestra a bolzoni: era una balestra che lanciava una freccia chiamata bolzone.
Balestra a bussola: essa aveva una girella contenuta entro una scatola tonda a mo’ di bussola.
Balestra a e da tornio: era la balestra più grossa e non manesca, ed il nome derivava dall’ordigno acconciato all’estremità del teniere per tenderla. Erano balestre grosse da muro, da posta ed erano trasportate a soma.
Balestra a girella: la balestra che si caricava a mezzo di una rotella scanalata, o carrucola la quale raccoglieva lo spago che serviva per tirare la corda dell’arco per tenderlo.
Balestra a piè di capra: il meccanismo per tendere la corda era così chiamato per la sua forma all’estremità divisa in due parti.
Balestra a ruota d’ingranaggio: si caricava mediante una ruota dentata che spingeva lungo il teniere un’asta dentata da una parte come una sega.
Balestra a pallottole: lanciava pallottole di piombo.
Balestra a pistola: fu in uso nel XVI secolo. Era una balestra munita anche di una specie di pistola disposta lungo e sotto il teniere; cosicché essa era a doppio uso: pistola o balestra, a secondo se veniva usata voltata di sopra o di sotto.

Balestra a panca: era così chiamata quella che aveva il fusto rialzato da terra sopra un appoggio a forma di panca.
Balestra a tagliere: era così chiamata quando il fusto era a foggia di una tavola larga, quasi a guisa di tagliere.
Balestra a telaro: era così chiamata quando il fusto era costruito alla foggia di un telaro o telaio.
Balestra cinese a ripetizione (o Chu-ko-nu): una balestra con una specie di custodia (cassetto) sopra e lungo il teniere o fusto, che custodiva fino a venti frecce in essa custodite, disposte l’una sull’altra. Attribuita al guerriero Chu-ko Liang, vissuto 181-243 d.C., rimase in uso fino alla guerra del 1894-1895 contro i Giapponesi.
Balestra lanciagranate: tipo di balestra per lanciare bombe a mano fu in uso per breve tempo sul fronte francese durante la I Guerra Mondiale.

Balestrino: balestra molto piccola che si tendeva mediante una vite disposta lungo il teniere e messa in moto dal di dentro del calcio. Si poteva portare nascosta, per cui era considerata arma proibita, ovunque, dai bandi sulle armi. Lanciava un cortissimo dardo o , a volte, un ago avvelenato. Era più comunemente conosciuta come balestrino ad ago.
Balestrone: grossa balestra che si caricava con fortissimo tornio o martinetto ed aveva un arco di ferro o di acciaio lungo dai quattro ai sei metri. Era arma da posta, sulle mura, come macchina di difesa.
Balestra multipla: progettata da Leonardo da Vinci nel Codice Atlantico, era in grado di scagliare contemporaneamente più dardi in direzioni diverse grazie anche alla particolare forma del teniere che si apriva a ventaglio.
Si hanno tracce anche di altri usi della balestra, in passato, come quello delle cosiddette “balestre mediche” in cui la potenza che l’arco sviluppava veniva sfruttata per estrazioni, particolarmente difficoltose di corpi estranei (frecce, lance) o anche denti.
ELEMENTI DELLA BALESTRA

Legenda
1 - Nodo del nervo; 2 - Arco di lamine di corno; 3 - Supporto del bolzone o dardo; 4 - Perno della forcella; 5 - Briglia; 6 - Sede per il bolzone; 7 - Cordella della noce (scoperta); 8 - Noce; 9 - Cartella in osso; 10 - Fermo del bolzone; 11 - Chiave; 12 - Traversino (per fissare le cordelle del martinetto); 13 - Briglia o cappio del martinetto; 14 - Scatola con rotismi del martinetto; 15 - Teniere, Martinetto; 16 - Crocco a due artigli; 17 - Dentiera, cremagliera.
Quadrello
Quadrello o quadrella è un termine tecnico attribuito ad un particolare tipo di freccia per balestra, il più comune per quest’arma, caratterizzata dalla punta a sezione quadra (dal latino quadrus – “un quadrato”). Questo proiettile è noto per la sua pericolosità, dato che le ferite provocate non erano facilmente rimarginabili. I quadrelli erano costruiti generalmente con l’asta in legno e la punta rinforzata in metallo, oppure totalmente in metallo.
Le balestre moderne utilizzano frecce corte con impennatura, simili a quelle usate negli archi moderni ma di maggiore spessore e con una lunghezza di circa la metà.
Bolzone
Bolzóne o bolcióne, deriva dal latino medioevale bultio, che a sua volta prende origine dal termine longobardo bultjio, con significato di «testa», «capocchia». Esso trova diverse applicazioni nell’oplologia e nell’architettura. Il termine bolzone indica una sorta di dardo munito all’estremità di capocchia al posto della punta, lanciato con una balestra grossa chiamata «balestra a bolzoni». Così era anche definito un tipo di ariete impiegato negli assedi come macchina da guerra per lo sfondamento di strutture difensive.
La balestra nello sport
Nell'era moderna la balestra si è evoluta diventando un attrezzo sportivo.
La balestra moderna è l'evoluzione di quella dei secoli passati. I materiali e l'ingegneria moderna hanno sostituito il legno e l'acciaio del passato decretando la nascita di un oggetto sportivo di grande efficacia, precisione e affidabilità.
L'arco in acciaio o composito in legno/corno/tendine è ora stato sostituito con due flettenti in fibra dalle eccezionali capacità elastiche. Possono rimanere armati per diverse ore senza subire deformazioni.
