Storia
La Città di Castello Quattrocentesca
Usi costumi e tradizioni... in pillole
(Appunti di storia locale a cura del Gruppo Ricerche e Documentazione)
Città di Castello o, meglio, Civitas Castelli, nel XV secolo era una tipica città fortificata, cinta da mura che la delimitavano fisicamente; aveva i suoi pomeri, i suoi casseri, i suoi torrioni, le sue rocche, le sue torri; era munita di porte custodite.
Alle quattro porte tradizionali, che caratterizzano ancora i nostri rioni storici e cioè porta S. Giacomo a nord, porta S. Egidio a est, porta S. Maria a sud, porta S. Florido a ovest, si aggiungevano altre porte minori supplementari, aperte o chiuse a seconda delle circostanze, come quelle delle Giulianelle, di S. Andrea o di S. Pietro ai Frontoni.
Al suo interno operava una popolazione attiva organizzata nelle varie Confederazioni delle Arti e dei Mestieri.
C’erano i giudici e i notari, i lanaioli, i medici e gli speziali, i calzolai, i beccai o beccari, i fabbri, gli scalpellini e i falegnami, i farsettai, i coltriciai e i rigattieri, i sarti, i cimatori e i pellicciai, i tavernai e i locandieri, i bruscolaioli e i camangiaioli, i ciabattini, i barbieri, i fornaciai e i fornai, i vasari e i molinari, i mercatores (mercanti) e i campsores (cambiavalute), gli orefici …
Particolarmente proficua ed estesa era la coltivazione del guado e la produzione di panni di lana e di lino e veli di seta (molto costosi).
Città di Castello aveva le sue magistrature:
- I Priori amministravano la cosa pubblica. Erano due per ogni porta e avevano la loro sede di azione e rappresentanza nel Palazzo dei Priori (attuale Palazzo Comunale);
- il Podestà, gestiva sia il potere militare sia quello giudiziario. Operava nel palazzo a lui riservato, ossia nel Palazzo del Podestà, coadiuvato da svariati collaboratori tra cui i berrovieri (erano i poliziotti del empo);
- I Gonfalonieri o Vessilliferi avevano il compito di chiamare alle armi e condurre in battaglia i cittadini dei rispettivi rioni;
- i vari Consigli (dei 16, dei 24, dei 64, degli Otto), che nel corso dei tempi hanno cambiato il nome a seconda della loro consistenza numerica, assumevano decisioni e deliberavano assieme ai Priori.
Altri funzionari pubblici erano: i sindaci, i camerlenghi, i consoli delle arti, gli officiali della mercanzia, i gabellieri, organizzati in societas di appaltatori...
Il Vescovo era carica ambita in quanto massima espressione del potere religioso in un territorio che gravitava ormai stabilmente nell’orbita papale.
C’era anche una forte presenza ebraica che supportava la nostra economia e la nostra comunità non solo con l’attività del prestito. Alcuni di loro erano infatti medici cerusici condotti dal Comune, altri erano gabellieri, altri ancora erano pannivendoli, librari, c’era anche Musetto che produceva bombarde…
Città di Castello, fin dal suo affermarsi come Libero Comune (nella seconda metà del XII secolo) è stata terra di scontro tra fazioni: Guelfi e Ghibellini (prima), Magnati e Popolari (poi).
Era abitata, infatti, da famiglie particolarmente ambiziose e bellicose e spesso e volentieri in lotta tra di loro.
Vivevano in buona parte dell’anno all’interno delle mura anche se avevano possedimenti nel contado.
Ad alcune di loro è stata addirittura dedicata una via cittadina, in corrispondenza della loro abituale dimora.
I palazzi di spicco del nostro centro storico vengono ancora oggi ricordati con i nomi dell’antico casato che li ha fatti costruire (Palazzo Albizzini,
Palazzo Bufalini, Palazzo Gualtierotti, Palazzo Cardoni e ovviamente i Palazzi Vitelli).
Più un palazzo era alto e più la famiglia che l’abitava era benestante. Ai piani alti viveva la servitù. Le vie corredate dal maggior numero di dimore storiche sono sicuramente via dei Casceri, via Corso Vittorio Emanuele…
Al Prato (Porta San Florido) troviamo: i Gatti, i Brozzi, i Marchesi del Monte, I Ranucci, i Guazzini, i Badessi, i Carleschi, i Cini, i Fazzini, i Rossi, gli Uberti e i Giannotti.
Alla Mattonata (Porta Santa Maria) le famiglie di spicco sono: i Gavari, i Libelli e soprattutto i Vitelli.
A Sant’Egidio vivevano gli Albizzini, i Bufalini, i Galanti, i Pandorzi, i Gualtierotti, i Bonsignori e i Cardoni.
A San Giacomo risiedevano i Guelfucci, i Tartarini, i Cerboni, i Conti, i Longini, i Fucci, i Randoli, gli Alcrigi e i Salamacchi.
Altre famiglie importanti erano : Gli Abocatelli, i Virili…
I Vitelli arriveranno ad avere palazzi in ogni rione: la prima abitazione è in via della Mattonata al n.11;
in piazza Matteotti (un tempo Piazza Vitelli) abbiamo il Palazzo Vitelli all’Abbondanza iniziato nel 1487 e terminato nel 1546; seguono poi il Palazzo Vitelli alla Cannoniera (Rione Prato) e Palazzo Vitelli a San Giacomo.
L’ultima delle dimore costruite dai Vitelli è Palazzo Vitelli a Sant’Egidio.
I Palazzi Vitelli
La vita a Palazzo era scandita da ritmi e tempi definiti dalla luce del sole e dallo scorrere delle ore, annunciate dalla campana pubblica.
Gli uomini quando non erano in guerra si allenavano all’esercizio delle armi tipiche dei cavalieri, andando a caccia e partecipando anche ai Palii cittadini: Palio de’ Balistari, oggi Palio delle Quattro Porte di balestra manesca; Palio dell’anello, più nota come Corsa all’Anello che si teneva nell’antica piazza, oggi Piazza Gabriotti (Piazza de’ Sotto).
Altri passatempi erano i balli (balli in cerchio, balli cerimoniali/processionali, balli celebrativi, carnascialeschi…)
e i giochi da tavolo: dadi, scacchi, dama, carte (tarocchi, picchetto …)
La baratteria, intesa come gioco d’azzardo, veniva praticata in appositi luoghi ed era regolamentata dai nostri Statuti.
Le dame o madonne si dilettavano con il ricamo e il ballo, si recavano a cerimonie religiose sempre accompagnate dalle dame di compagnia e qualche armato, soprattutto nei periodi di turbolenza.
I balli allietavano le cene e i banchetti che solitamente i signori organizzavano in occasione di festività e ricorrenze (matrimoni ed altri eventi familiari, feste locali… )
I divertimenti dei fanciulli erano quelli tipici degli adulti. I bambini, infatti, amavano fare la guerra con spade di legno. Giocavano anche a nascondino, alla palla, a volte anche con una mazza di legno (una specie dell'odierno hockey su prato).
Le damigelle, soprattutto le più piccole, si dilettavano con il gioco delle bambole (di pezza o porcellana a secondo del rango della famiglia di appartenenza) e il gioco delle racchette …
La palla era solitamente di stracci o fatta con la vescica, gonfiata ed essiccata, del maiale.
La cura dei figli spettava alla madre che si faceva aiutare dalla balia e dalle altre inservienti e, solitamente, lo si faceva in apposite stanze (di regola la propria camera con il letto a baldacchino nascosto da pesanti tende) dove le donne cucivano, tessevano e in genere passavano la giornata in compagnia di altre dame.
I mestieri, ossia i lavori domestici, erano svolti dalla servitù, i così detti “famigli et famiglie”.
La vita in città e nel contado era regolata dagli Statuti cittadini (Liber Statutoturm Civitatis Castelli), dagli Statuti della Mercanzia, dagli Statuti delle Gabelle, dalle Leggi Suntuarie…
Città di Castello è stata anche terra di conquista da parte delle città vicine (Perugia e Arezzo in primis). Anche Firenze ha ambito ad attirarci nella sua zona di influenza.
È stata terra di transito per svariati eserciti e compagnie d’armi che nei periodi di ferma della guerra, erano soliti razziare e saccheggiare.
Gli assedi, come modalità tipica dei combattimenti del tempo, ci hanno accompagnato per tutto il secolo, a partire da quello di Braccio Fortebraccio da Montone che ci governò (dal 1422 al 1440), fino ad arrivare all’assedio del 1474 da parte delle truppe papaline, causato dai forti contrasti venutisi a creare tra le famiglie più potenti del tempo, quelle dei Vitelli, dei Fucci e dei Tartarini (prima) e quelle dei Vitelli dei Giustini e dei Fucci (poi), alla fine della “dominazione” braccesca.
Con il ritorno in città di Niccolò Vitelli e la sua proclamazione a padre della Patria si passò, nell’ultimo quarto del secolo, al dominio dei soli Vitelli, che eliminarono i Fucci e cacciarono i Giustini.
E così la nostra città si avviò a vivere un periodo di grande splendore sotto la famiglia che ci rappresenta e ci qualifica come signoria di fatto.
Mecenati e condottieri, molto legati ai Medici di Firenze, amanti delle belle arti e della cultura in genere, i Vitelli, hanno chiamato a lavorare per loro artisti come: Luca Signorelli, Raffaello Sanzio, Angelo da Orvieto, Antonio da Sangallo il Giovane, Giorno Vasari e molti altri…, arricchendo, così, Città di Castello di chiese e palazzi, che ancora oggi conferiscono alla nostra città connotazioni architettoniche proprie del Rinascimento Toscano e contribuiscono a farci definire un’oasi del Rinascimento nell’Umbria medievale.
I Vitelli cercano anche apparentamenti con le casate più importanti del tempo e dei territori limitrofi e non solo, gli Abbocatelli (prima), gli Orsini (poi) e, grazie anche al mestiere delle armi che praticano con grande perizia (vedi in particolare Paolo e Vitellozzo Vitelli), conquistano possedimenti, titoli nobiliari e onorificenze varie. Li troviamo infatti, nel corso della loro epopea familiare, designati, a seconda anche del ramo di appartenenza, Marchesi di Cetona e Bucine, Conti di Montone e Montegualandro, Signori di Città di Castello, Citerna, Amatrice e Carmiano, Patrizi Romani, Nobili Romani …
Fonti
Angelo Ascani | Niccolò Vitelli padre della patria, Città di Castello 1967 |
Angelo Ascani | Toponomastica Castellana, Città di Castello 1874 |
Comune di Città di Castello | Liber Statutorum Civitatis Castelli, Città di Castello 1538 |
Comune di Città di Castello | Statutorum Mercantiae |
Comune di Città di Castello | Statutorum Gabellarum |
Ursula Jaitner - Hahner | Città di Castello nel quattrocento e nel cinquecento. Economia, cultura e società, Biblioteca del Centro Studi “Mario Pancrazi”, Edizioni Nuova Prhomos, Città di Castello 2020 |
Giovanni Magherini Graziani | Storia di Città di Castello, Vol 1, 2, 3, Città di Castello 1890-1912 |
Giovanni Muzi | Memorie Civili ed Ecclesistiche di Città di Castello vol. 1-7, ed. Donati, Città di Castello 1844 |
M. Grazia Nico Ottaviani | Leggi suntuarie a Città di Castello in FONTI XLIII LA LEGISLAZIONE SUNTUARIA SECOLI XIII-XVI UMBRIA (raccolta a cura di M.Grazia Nico Ottaviani) in Pubblicazioni degli Archivi di Stato, MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI - DIPARTIMENTO PER I BENI ARCHIVISTICI E LIBRARIDIREZIONE GENERALE PER GLI ARCHIVI, febbraio 2005 pag 297- 335 |
Ursula Jaitner - Hahner | Città di Castello nel quattrocento e nel cinquecento. Economia, cultura e società, Biblioteca del Centro Studi “Mario Pancrazi”, Edizioni Nuova Prhomos, Città di Castello 2020 |